4 incontri per stare bene con se stessi e con gli altri

Le regole come gesto d’amore

L’azione educativa comprende sia una dimensione affettiva che una dimensione etica. La prima di queste ha a che fare con il sentirsi amati incondizionatamente, esattamente per ciò che si è. In altre parole ti voglio bene proprio perché sei tu, nella tua individualità e unicità. Occorre uno sguardo di benevolenza e tenerezza che faccia sentire amato chi, da tale sguardo, viene attraversato. Spesso, in realtà, l’esperienza che viene fatta è quella di un amore “condizionato” ti voglio bene anche se mi fai arrabbiare, non vai bene a scuola, hai le orecchie a sventola, assomigli a tuo nonno/a, non sei come mi aspettavo che tu fossi. 

Questo tipo di amore, che anche molti adulti hanno sperimentato e sperimentano, fa sentire la persona che lo riceve sempre mancante di qualcosa, in difetto, e la rende incerta rispetto alla propria amabilità. Spesso i genitori non sono consapevoli di questo meccanismo, perché di fatto, amano moltissimo i propri figli, ma hanno come una sorta di riserva inconscia nei loro confronti. Questa situazione può portare un po’ di fatica nella relazione quotidiana. Da un lato bambini, inspiegabilmente, arrabbiati, lagnosi, distaccati, silenziosi, ansiosi o insicuri, dall’altro genitori in difficoltà, che non capiscono bene che succede, che non sanno cosa fare. Questi segnali all’apparenza incomprensibili, possono essere letti come la manifestazione di una fatica interna della relazione genitori-figli. Di fatto non basta amare i bambini, ma occorre anche dare loro delle regole, aiutarli, pian piano, a passare dal principio di piacere al principio di realtà, anche attraverso l’esperienza dei no. I no, appunto, che aiutano a crescere e a rendere le persone, adulti affidabili, capaci di prendersi cura di sé e degli altri. Che tipo di no occorre dire ai figli? Sarebbe importante poter somministrare dei no pensati, anziché dei no emotivi.

La differenza sta nel fatto che i no pensati hanno a che fare con ciò che è giusto per i figli e la loro crescita, i no emotivi hanno a che fare con ciò che ha turbato un genitore. Mi hai fatto arrabbiare e ti dico di no, mi hai ferito e ti dico di no, mi hai deluso e non ti accontento…questi sono i no emotivi, che tutti noi, qualche volta, abbiamo ricevuto e pronunciato. I no pensati, viceversa, sono quelli detti anche con molta fatica, senza rabbia, solo ed esclusivamente nell’interesse dei bambini. Viene fatto ciò che è giusto per loro e, in questo senso, per il loro bene. La dimensione etica viene agita dai genitori e trasmessa ai figli con azioni coerenti. Seguendo questo filo conduttore le punizioni diventano occasioni per riflettere e imparare che a tutte le azioni che noi possiamo fare corrispondono delle conseguenze, positive o negative, di cui dobbiamo imparare ad assumerci la responsabilità. Le punizioni sono efficaci quando non sono vendette o ripicche dei genitori, ma strumenti di ravvedimento rispetto a comportamenti che hanno provocato conseguenze negative per sé o per gli altri. Per questo le punizioni vanno pensate, vanno esplicitate e soprattutto mantenute, se i genitori vogliono avere una credibilità e una autorevolezza necessarie per aiutare i figli nel loro percorso di crescita.

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